Non si tratta di una malattia psicologica vera e propria, ma la sindrome del marito miserabile è una condizione molto diffusa. Si tratta di un comportamento che interessa uomini maturi che si chiudono emotivamente all’interno della coppia. Il marito o il compagno, soprattutto dopo molti anni di relazione, può rivelare un atteggiamento emotivamente distante, passivo-aggressivo o cronicamente insoddisfatto.
Il marito “miserabile” non è necessariamente cattivo o maltrattante. È più spesso assente, anche quando è fisicamente presente. Non condivide, non partecipa, non ascolta. Anzi: spesso si lamenta, critica, si rinchiude nel suo mondo fatto di routine, televisione, abitudini consolidate. È come se avesse rinunciato a vivere davvero la relazione, lasciando l’altra metà della coppia a portare tutto il peso della comunicazione, dell’organizzazione familiare, della vita emotiva.
Le cause possono essere molteplici:
Chi vive accanto a un partner “miserabile” spesso si sente sola, non vista, svuotata. Col tempo, può sviluppare sintomi psicosomatici, calo del desiderio, rabbia repressa, senso di colpa. Alcune donne iniziano a pensare alla separazione. Altre cercano rifugio altrove. Ma spesso il primo passo è la frustrazione silenziosa, che mina la qualità della vita e il benessere individuale.
Sì, ma servono consapevolezza, comunicazione e volontà reciproca di uscire dalla stasi.
Per molto tempo, le crisi relazionali nella terza età sono state invisibili. Si pensava che “ormai la coppia è fatta così”, che “tanto si resta insieme per abitudine”. Ma oggi, grazie anche alla maggiore attenzione al benessere mentale e alla crescita della longevità attiva, sempre più persone si interrogano sulla qualità della relazione anche dopo i 60 anni. E non si accontentano più di un affetto tiepido o spento.
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2025-05-20T10:20:26Z