Presentata a Roma la campagna "Saving Time" di Lilly
Roma, 16 set. (askanews) - Si è tenuta a Roma, presso l'hotel Donna Camilla Savelli, la conferenza stampa di presentazione della campagna "Saving Time" di Lilly con il patrocinio di Fondazione GIMEMA - Franco Mandelli Onlus, AIL - Associazione Italiana contro le leucemie, linfomi e mielomi e Lampada di Aladino ETS. L'iniziativa, lanciata nel mese dedicato alla sensibilizzazione sui tumori del sangue che, ad oggi, rappresentano circa il 10% di tutti i tumori e, con 30mila nuove diagnosi ogni anno, sono al quinto posto in ordine di frequenza fra tutte le neoplasie. "I tumori del sangue sono una categoria ampia di neoplasie con diverse, prognosi e frequenza e che, laddove non siano ancora state trovate soluzioni curative, tendono a recidivare. È in questi ambiti che la ricerca e la messa a disposizioni di farmaci innovativi possono fare la differenza. L'innovazione ha reso infatti disponibili soluzioni terapeutiche sempre più efficaci, in grado di ridurre gli effetti collaterali e mantenere sotto controllo la malattia, garantendo al paziente una migliore qualità di vita- commenta Maurizio Martelli Professore ordinario di ematologia presso Il Dipartimento di Medicina traslazionale e di Precisone Università Sapienza di Roma - Nonostante persistano ancora dei bisogni terapeutici da colmare, su cui attendiamo fiduciosi l'arrivo di nuove terapie, oggi una diagnosi di un tumore del sangue non rappresenta più una condanna, un traguardo fino a qualche tempo fa impensabile."Nell'ambito della campagna "Saving Time", nata per ricordare i progressi della ricerca scientifica nel fornire nuove speranze ai pazienti e dare voce ai bisogni di cura ancora oggi insoddisfatti, verranno promossi tre concerti all'alba aperti al pubblico, in 3 città d'Italia: a Roma il 14 settembre in collaborazione con il Conservatorio S. Cecilia, a Napoli il 21 settembre con la partecipazione del Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella ed a Milano il 28 settembre con i musicisti dell'Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Musica "Giuseppe Verdi".Giuseppe Toro, Presidente di AIL, ha spiegato come la ricerca e l'innovazione possono contribuire anche sull'aspetto psicologico e sulla socialità dei pazienti: "È importante che le cure rispettino anche la qualità di vita dei pazienti, è un compito molto importante per le nostre istituzioni. In particolare, in queste patologie in cui la degenza può durare mesi o anni, è fondamentale allestire dei servizi adeguati che consentano a tutti di accedere alle terapie. L'obiettivo fondamentale è rimettere il paziente e la persona al centro del sistema. Tutto deve convergere per garantire una qualità di vita elevata che consenta alle persone con neoplasia del sangue di affrontare al meglio le terapie". Paolo Ghia, Professore di Oncologia Medica all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha dichiarato: "Grazie alle nuove terapie biologiche e orali, che gradualmente stanno sostituendo la chemioterapia, l'aspettativa di vita delle persone con tumore del sangue è più lunga rispetto al passato. Oltre a questo, la qualità di vita dei pazienti sta migliorando. I risultati della ricerca stanno rendendo tutto più semplice, riducendo i trattamenti di chemioterapia, si registrano meno accessi agli ospedali, meno ricoveri ed anche l'impegno richiesto da familiari e caregiver è meno gravoso". L'iniziativa #SavingTime, quindi, porterà la musica classica fuori dai confini consueti, in luoghi all'aperto, rendendola metafora della ricerca scientifica: così come la musica classica tradizionalmente confinata in teatri e sale da concerto, viene portata all'esterno annunciando nelle piazze italiane la nascita di un nuovo giorno, la ricerca scientifica, risultato dell'armonica collaborazione tra più professionisti, acquisisce valore quando esce dai laboratori ed entra nella vita quotidiana delle persone.
2024-09-16T10:13:29Z
Lotta al linfoma: il Seminario Ail fa tappa a Torino
Torino, 16 set. (askanews) - Al Castello del Valentino di Torino è andato in scena il seminario Ail pazienti-medici sulla lotta al linfoma. Una mattinata importante, con numerosi ospiti di pregio e svariati temi trattati, tra cui le nuove terapie, il supporto psico-oncologico e la presa in carico infermieristica. Spazio anche per le domande di pazienti e familiari rivolte agli specialisti."Ail Torino il 1° ottobre festeggerà 34 anni di attività al fianco del malato e a sostegno della ricerca scientifica - spiega Federica Galleano, presidente Ail Torino -. Siamo impegnati nel supportare la ricerca per la cura delle leucemie, dei linfomi e dei mielomi erogando borse di studio e partecipando a progetti di ricerca. Al centro delle nostre attività c'è sempre il paziente con la sua famiglia: partiamo dai suoi bisogni per cercare di offrire servizi che possano migliorare la qualità della vita. Eroghiamo quindi servizi di accoglienza, di trasporto, di supporto psicologico, di assistenza domiciliare. Seminari come quello di oggi sono importanti perché aiutano i pazienti e i loro familiari a comprendere bene la malattia e quali sono le nuove terapie, e a condividere la propria esperienza. La condivisione ha un grande valore perché aiuta a sentirsi meno soli". Negli ultimi anni, i progressi straordinari della ricerca scientifica e terapie sempre più efficaci hanno reso leucemie, linfomi e mieloma sempre più curabili. Ma l'obiettivo è curare al meglio tutti i pazienti aumentando non solo la durata, ma anche la qualità della vita e la percentuale di guarigioni. "La giornata di oggi è importante per condividere insieme ai pazienti le moltissime innovazioni terapeutiche nell'ambito dei linfomi, malattie molto eterogenee - spiega il professor Gianluca Gaidano, professore di Malattie Sangue Dipartimento di Medicina traslazionale dell'Università del Piemonte Orientale, nonché Direttore della SCDU di Ematologia Azienda Ospedaliero-universitaria "Maggiore della Carità" di Novara - si sta andando nella direzione di allontanarsi dalla chemioterapia poco per volta, un risultato che stiamo davvero man mano ottenendo. Le strategie principali oggi sono due: da un lato gli anticorpi monoclonali, sia quelli bi-specifici che vanno a colpire selettivamente le cellule tumorali del linfoma e ad attivare il sistema immunitario, sia quelli che veicolano i farmaci in maniera mirata dentro le cellule neoplastiche. E poi ci sono le terapie cellulari, quindi le cellule Car-T, che sono in continuo sviluppo e sono davvero molto efficaci". Conferma il prof. Marco Ladetto, Presidente Fondazione Italiana Linfomi, Professore Associato in Ematologia Università del Piemonte Orientale e Direttore SCDU Ematologia Az Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria: "Una mattinata proficua, in cui sono stati trattati molti temi: dagli aspetti terapeutici a quelli comportamentali, riguardanti gli stili di vita. Ovviamente c'è molto interesse intorno alle nuove terapie: il campo delle cure al linfoma si sta muovendo rapidamente verso terapie non più puramente chemioterapiche, ma che comprendono anticorpi monolocali, terapie biologiche mirate e trattamenti che sono mirati a riattivare il sistema immunitario come gli anticorpi bispecifici e le Car-T. Tutti trattamenti estremamente importanti che stanno modificando radicalmente la storia di questi pazienti offrendo possibilità di guarigione insperate fino a quattro o cinque anni fa". Da 55 anni AIL, con le sue sezioni territoriali sparse in Italia, promuove e sostiene la ricerca scientifica, assiste i pazienti e le famiglie, si propone di migliorare la qualità della loro vita e sensibilizza l'opinione pubblica sulla lotta alle malattie del sangue.
2024-09-16T10:13:29Z
Donne soffrono di più di dolore cronico, problema anche culturale
Milano, 16 set. (askanews) - Tra mal di testa, dolori alla schiena e altri stati di sofferenza sono più di dieci milioni gli italiani che sono afflitti da dolore cronico e le donne rappresentano la maggioranza, circa sei milioni e mezzo, sebbene spesso non vengano ascoltate. A fotografare il fenomeno per la prima volta in Italia è stata l'Indagine europea sulla salute del 2019 e più di recente un'analisi della Fondazione Onda, con il supporto dell'azienda farmaceutica Sandoz, della quale si è parlato alla Triennale di Milano durante il festival Il Tempo delle Donne."Sicuramente - ha detto Nicoletta Orthmann, Direttrice Medico Scientifica di Fondazione Onda - è un problema più culturale, gli stereotipi. Il dolore fa parte del pacchetto donna, spesso la donna nella sua vita riproduttiva si confronta con il dolore, pensiamo ad esempio al dolore mestruale, e quindi il dolore ce l'hai e te lo tieni. No, il dolore può essere esso stesso una malattia e quando è una malattia deve essere adeguatamente preso in carico e afferito ai percorsi di diagnosi e cura specifici".La ricerca ha evidenziato anche un grave ritardo con il quale spesso la condizione invalidante viene riconosciuta, tanto che alla diagnosi di uno specialista si arriva a tre anni di distanza dalla comparsa dei sintomi."Il dolore - ha aggiunto Paolo Fedeli, Head of Corporate Affairs Sandoz - nasce innanzitutto come un aspetto di consapevolezza individuale, per definizione il dolore è un aspetto esperienziale, quindi chi ha dolore deve sapere rivolgersi il prima possibile a chi una soluzione vale una soluzione: può essere il medico di medicina generale, il medico specialista, l'importante è che questa associazione non tardi ad arrivare".Un tema di presa in carico del paziente con dolore cronico del quale dovrebbe prendere atto anche il sistema sanitario."Il primo gender gap che mi viene in mente - ha osservato Silvia Natoli, professore associato di Anestesiologia, Rianimazione, Terapia intensiva e del Dolore dell'Università di Pavia - è il fatto che non ci siano dei percorsi diversi per gli uomini e le donne nell'ambito del dolore cronico eppure sappiamo che ci sono delle patologie dolorose croniche che sono prevalentemente al femminile, una per tutte il dolore pelvico cronico, oltre alla più nota fibromialgia, quindi sarebbe opportuno iniziare ad avere questa differenza di presa in carico anche per studiare meglio quali sono le risposte terapeutiche diverse che al momento noi immaginiamo ma non sappiamo in maniera certa".Nel frattempo resta cruciale il tema della consapevolezza di cos'è il dolore cronico, che dura cioè da più di tre mesi o supera il mese dopo la guarigione dalla patologia che lo ha originato, e del fatto che non bisogna sottovalutarlo.
2024-09-16T17:43:36Z